Per la prima volta ho visitato la Sicilia: tutta no, una piccola parte.
Sono rimasto folgorato dal Duomo di Monreale, una meraviglia.
Dalle sue terrazze si vede Palermo: si forma un'idea dell'attuale sviluppo e dei confini antichi della città: la chiudevano in un rettangolo, aperto al mare.
Un rettangolo è una figura geometrica semplice, chiara, trasparente.
Quando però inizi ad attraversarla, rischi di perderti, dentro vicoli intricati, che nascondono i loro segreti.
Cammini e, dietro una casa semi diroccata, ti appare una fontana stupenda, al termine di una stradina dove a stento entra un'automobile trovi un esemplare del barocco siciliano.
Si incontrano giardini ordinati e curati e mercati confusionari e vivaci dal vecchio Ballarò alla rinnovata street food di Vucciria - come l'ha chiamata la nostra albergatrice.
Se dall'alto si tratteggiassero le linee del mio percorso sarebbe apparso un arabesco.
In una chiesetta che assomiglia a una moschea incontri la possibilità che la storia offre di intrecciare culture mediterranee.
Palermo è una città piena, ad attraversarla intuisco uno stile di vita diverso da quello a cui sono abituato.
Cammini e scopri piccoli e grandi tesori e vedi una città che per le vie del centro, insieme a carrozzelle e apette turisitche, non rinuncia a vivere la sua storia e le sue abitudini.
Affascinante Palermo.
In due giorni si può solo assaggiare e senti il gusto composito dell'arancino.
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