giovedì 19 novembre 2009

White Christmas... e chiedere scusa?


Si legge dai quotidiani dell'iniziativa di un assessore del comune di Coccaglio.
Già è quanto mai insopportabile l'ennesimo episodio colorato, in bianco, di razzismo di cui il nostro Paese si rende protagonista.
Questa volta si aggiunge la strumentalizzazione di alcuni simboli.
Non riesco a mandar giù la denominazione: White Christmas
Lo ritengo un insulto.
Offende la mia fede.
Vorrei che l'inventore di questa denominazione chiedesse almeno scusa.
Penso che gente che si riempie la bocca di "identità cristiana", maneggiandola come un'arma, dovrebbe, invece, almeno impegnarsi a conoscerne le basi.
E mi tornano in mente
due poveri coniugi in viaggio,
due stranieri che non trovavano ospitalità da nessuna parte.
Lei era anche incinta.
Quel giorno partorì in una stalla,
perché non c'era posto per loro.
Penso anche alla responsabilità delle nostre comunità ecclesiali. Si parla tanto di emergenza educativa. E si pubblicano tanti libri.
Forse il primo passo dovrebbe essere quello di ricominciare ad annunciare il Vangelo, riscoprendo la forza della propria capacità educativa.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualcuno ieri, non ricordo il nome ma solo che aveva un passato da An - criticando l'inziativa ha detto: 'Uno dei re magi era nero'. Beh per quanto inventati dalla tradizione cristiana, questi personaggi andrebbero rispolverati. Ciao
Maria Chiara

Anonimo ha detto...

Questa è la nostra italietta.
Andiamo in chiesa (o almeno diciamo di andarci) e ci facciamo paladini europei del crocifisso nelle aule scolastiche per difendere la nostra cristianità ...e poi, come se niente fosse, organizziamo una bella "caccia al negro", chiamandola con nomignoli beffardi (e aggiungerei blasfemi) tipo "white christmas".

Che nazione piccola piccola.

ermoviola ha detto...

Chiedo scusa per aver pubblicato tardi l'ultimo commento.
Non me ne ero accorto.
Penso però che l'identità cristiana sia una dimensione che il nostro Paese dovrebbe riscoprire nella sua vera essenza che è apertura e dono, non un ricorso a fantomatici valori che poi si difendano per legittimare una chiusura egoistica.