venerdì 25 maggio 2012

Ora et labora

Giorni fa ho incontrato alcune monache benedettine.
Strano stanno sempre in un convento, verrebbe in mente.
Tant'è.
Volevano che parlassi loro di lavoro.
Donne che lavorano da più di un millennio.
A me hanno comunicato questo:

Avere l'umiltà di lavorare ogni giorno 
con la stessa intensità 
senza lasciarsi distrarre dagli eventi


L'immagine è tratta da qui

martedì 24 aprile 2012

A te che non sai dove parcheggiare

Ormai da un po' ho venduto il motorino che ogni mattina mi accompagnava alla Metro.
Una scelta profetica visto l'aumento dei prezzi della benzina.
E da quasi un anno prendo la bici, per andare al lavoro e tornare a casa,
pieghevole, perchè sempre sulla Metro devo salire.
Sudo di più, risparmio un po', faccio prima, non sempre respiro aria buona.

A volte però rimango spiazzato dalla fantasia umana.
Oggi ad esempio trovo una macchina parcheggiata sulla pista ciclabile.
Ma come ti può venire in mente?
Devi nell'ordine:
trovare un punto dove salire sul marcepiede,
percorrere un tratto di strada pedonale
posizionarti infine sulla pista ciclabile

Ti ricordo, autista, che per uscire
- anche se spero che non troverai la macchina, perché l'ordine pubblico l'avrà riposta in uno dei suoi depositi -
dovrai cercare una via di fuga, libera dalle altre auto che nel frattempo avranno parcheggiato sulle strisce blu.
Sai quelle a pagamento che tu hai sapientemente evitato.
Chissà per quanti Km dovrai guidare sul marciapiede o sulla pista prima di tornare a casa.


 L'immagine l'ho presa da qui

mercoledì 14 marzo 2012

Diversamente amici

Immagine tratta da qui

Bianco e nero, aristocratico e extracomunitario, quartieri alti e banlieu, malato e sano, grande cultura e scarsa istruzione...
Nel politically correct si chiamerebbe "Diversamente amici" e sarebbe stato tristissimo e tragico.
Ma "Quasi amici" è un film serio.
Per me una piccola perla che sprigiona vita, mostrando due emarginazioni: quella dovuta alla malattia e quella dovuta all'immigrazione.
La pellicola racconta la gioia che nasce da una relazione serena .
In sala si ride tanto e, quando esci dal cinema, sei allegro.

Ps. è tratto da una storia vera














lunedì 2 gennaio 2012

La lezione di Capodanno

Veglione di Capodanno
Mio figlio prende il microfono del Canta tu della cugina:
"Ognuno di voi ha ricevuto una conchiglia.
Adesso vi dovete dividere in squadre: chi ha quella blu si mettye in fila con i blu, Chi ha quella rossa si mette in fila con le rosse, chi ha quella gialla si mette in fila con le gialle"
I genitori un po' pigri si guardano l'un l'altro, mentre vengono presi dai figli e tirati su dalle sedie.
Siamo tutti in piedi ed in fila.

Ale spiega al microfono: "Il gioco è così: ogni squadra deve correre fino al muro e mettere sul foglio la conchiglia colorata"

I bimbi (13 per l'esatezza) si rivolgono ai loro rispettivi genitori: "hai capito, no?"

Noi poveri adulti siamo un po' interdetti, ed io pure un po' imbarazzato,
perché No, non avevamo capito!
Allora per uscire dall'empasse chiediamo: "Si va bene ma chi vince?"
Ale risponde: "Ognuno poi ha la sua conchiglia in tasca!"
Ancora niente, proprio non capivamo.
Nella sala eravamo tutti fermi con i figli per mano che saltavano.
Allora noi genitori interveniamo e trasformiamo la sua iniziativa in una staffetta: la squadra che torna prima al proprio posto vince.

Pensavamo d'aver torvato la soluzione, completando l'idea di un bambino.
Così tutti contenti.

No, non era vero.

Il gioco di Alessandro l'ho capito solo il giorno dopo.
Lui voleva che ognuno di noi depositasse la sua conchiglia sul foglio, perché insieme componessimo un grande disegno.
L'idea era giocare!
Non c'era bisogno di gareggiare per competere l'uno contro l'altro.
Il premio già ce l'avevamo era la conchiglia, con la quale ognuno di noi poteva giocare,
d'altronde continuava a ripetere: "Poi la conchiglia la mettete in tasca"

Per conferma, gliel'ho chiesto.
Mi ha detto: "Papà a me sarebbe piaciuto che con le conchiglie avessimo fatto un cavallo!"

Lezione di capodanno: non bisogna mai guardare il dito quando ti offrono la luna.
Speriamo di tornare un po' bambini in questo 2012

Buon anno!

martedì 13 dicembre 2011

Se non sarete come bambini...

Entro in una chiesa romana piena di bimbi e genitori.
Mette allegria.


Inizio a sentire un prete che parla delle difficoltà di un cieco e delle difficoltà dei discepoli a capire quel che chiedeva il poverino e quel che voleva Gesù.

Ad un tratto rivolge ad un bimbo una domanda:
"E tu avresti fatto come Bartimeo? Avresti seguito Gesù?"
- Si! Risponde secco.
Il prete però insiste: "Ma sei proprio sicuro?"
E lui: "Si!"
"Ma sicuro? Gaurda che Gesù andava a soffrire"
"Si" questa volta titubante.
E il prete si fece più tranquillo.

Sono rimasto interdetto.
Perché tutta quell'insistenza.
Ho due figli piccoli. Se a loro chiedo un'opinione mi dicono si o no.
Sono trasparenti per questo è facile capire quando dicono una bugia, quando hanno paura, quando sono stati cattivi e quando sono allegri.
La sicurezza e il retro pensiero è dei grandi, degli adulti che devono pensare alle conseguenze di un'azione, arrovellandosi nelle incertezze e nei loro dubbi.

Quel prete mi ha fatto un po' di tristezza, perché è rimasto fermo nei suoi propositi, invece di lasciarsi interrogare dalla semplicità di un Sì.

Noi adulti come impareremo a vivere se non ci lasciamo stupire dai bambini?


L'immagine l'ho presa qui ed è di Emil Nolde "Christ and the Children", 1910




lunedì 28 novembre 2011

La tua allegria

"Il discorso del re" mi è piaciuto
Tanto che l'ho rivisto volentieri a casa, dopo esserci andato al cinema.
Mi hanno regalato il dvd e
sorpresa :)

nel cofanetto c'è anche una mini-riproduzione di un manifesto, affisso per le strade di Londra durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Your courage your cheerfulness 
your resolution
will bring us victory

Your cheerfulness?
La tua allegria?
Ma come l'allegria durante i bombardamenti, nel mezzo di una guerra?

Allora ho capito che l'allegria nutre la speranza.
Se non riusciamo a preservarla, anche nei momenti più bui, non riusciremo ad alzare lo sguardo ancora una volta dimostrando al nemico che nonostante tutta la sua fatica noi non siamo ancora vinti.
.
Sursum corda
dunque





L'immagine l'ho presa qui

venerdì 7 ottobre 2011

Olmi: Tenerezza e Democrazia

Mi ha colpito la tenerezza di Olmi in Tv.
Comunicava serenità che nasconde la forza dei miti.

Aveva scelto tre temi per il suo monologo tra cui Democrazia.

Rilancio un suo pensiero: "oggi la democrazia è alterata, perché manca di partecipazione"

Non si tratta di accusare gli altri, ma bisogna partire da noi dalle nostre responsabilità, secondo il regista.
Quando noi non siamo presenti, non siamo attivi allora noi uccidiamo la democrazia.
L'ho rimaneggiato, ma il senso rimane.

Riprendo un legame, indicato da Olmi, quello tra prossimità e democrazia.
Una repubblica democratica è quello dove le persone (i cittadini) possono essere tutti in contatto tra loro, possono conoscersi, scegliersi e verificarsi...
Dentro c'è libertà di comunicazione, di pensiero, di infromazione, ma anche vicinanza e condivisione degli impegni e senso della corresponsabilità.